giovedì 10 gennaio 2008

A bassa qualita', se pole nun paga' :-)


Ovvero, se i contenuti pubblicati sul web sono a bassa qualita' e resi disponibili per fini didattici, scientifici o/e no-profit e ... SPECIFICATAMENTE .... pubblicato a bassa qualita', allora si puo' NON pagare la SIAE.

Nella notte del 21 dicembre 2007 è stato apportato un emendamento all’Articolo 70 della legge sul diritto d’autore tramite l’inserimento di un secondo comma.

L’emendamento recita testualmente: «È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma».

Si tratta di un provvedimento che ovviamente agisce in spirito decisamente contrario a quello che anima il Web e la sua caratteristica di strumento di condivisione e partecipazione universale delle idee e delle produzioni intellettuali. Una normativa che porta la circolazione della rete italiana a un regime sanzionatorio che ne soffoca lo sviluppo e la vitalità, ma quantomeno da una certa tranquillita' a coloro che vogliono condividere delle idee e contestualizzarle con, per esempio, una piccola icona.

Come osserva Fiorello Cortiana, uno dei senatori impegnati nei lavori della Consulta sulla Governance di Internet, «invece di pensare a modelli capaci di valorizzare la produzione e il consumo di contenuti in un contesto interattivo che non conosce la scarsità propria del mondo materiale, insistiamo nella logica penale, equiparando ogni uso materiale espressivo alla contraffazione».

Il succo è che chiunque pubblichi immagini o musica a buona definizione, ossia sostanzialmente ben visibili o con buona qualità audio, deve pagarne i diritti d’autore. Alla resa dei conti quasi tutti i contenuti di qualità presenti sul Web pubblicati su siti italiani sono assoggettabili a questo punto all’onere SIAE.